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Autore

Avv. Prof. Roberto Cacioni


L’INTERCAPEDINE IN REGIME CONDOMINIALE: NATURA GIURIDICA, FUNZIONE, UTILIZZO E CONSEGUENZE DELLE ALTERAZIONI ABUSIVE

L’intercapedine condominiale: definizione, utilizzo e problematiche legali

Definizione e funzione dell’intercapedine

In ambito edilizio, l’intercapedine è uno spazio vuoto delimitato da strutture murarie o solai. Essa si trova tipicamente tra il terreno e le parti abitabili dell’edificio o tra pareti interne.

La sua funzione principale è:

  • fornire isolamento termico e acustico;

  • proteggere l’immobile da umidità e infiltrazioni d’acqua;

  • preservare la salubrità e la durabilità delle strutture.

Sebbene la conformazione e le dimensioni delle intercapedini possano variare a seconda dei progetti edilizi, la loro funzione è sempre strettamente collegata alla tutela strutturale e al miglioramento della qualità abitativa dell’edificio.

Regime di proprietà dell’intercapedine

Dal punto di vista giuridico, l’art. 1117 del Codice Civile elenca le parti comuni dell’edificio senza menzionare espressamente l’intercapedine. Tuttavia, secondo consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione, tale elencazione ha carattere esemplificativo.

In mancanza di diversa indicazione nei regolamenti condominiali o negli atti di proprietà, l’intercapedine deve essere considerata parte comune.

La natura comune dell’intercapedine si fonda sulla sua funzione:

  • garantire l’isolamento termico;

  • assicurare l’aerazione naturale;

  • proteggere l’intero edificio dagli agenti atmosferici.

Essa, quindi, è destinata all’utilità collettiva di tutti i condòmini.

Utilizzo dell’intercapedine da parte dei condòmini

Ai sensi dell’art. 1102 del Codice Civile, ogni condòmino ha diritto di utilizzare le parti comuni, compresa l’intercapedine, purché:

  • non alteri la destinazione del bene;

  • non impedisca agli altri condomini un pari uso.

L’uso esclusivo dell’intercapedine da parte di un singolo condòmino è ammesso solo se:

  • previsto da un titolo specifico (es. atto notarile o regolamento approvato all’unanimità);

  • non compromette l’utilità collettiva del bene.

Ogni intervento che ne modifichi la destinazione, come la trasformazione in deposito o locale tecnico, richiede il consenso unanime del condominio.

Ripartizione delle spese di manutenzione

Le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria relative all’intercapedine devono essere ripartite:

  • in proporzione ai millesimi di proprietà, come previsto dall’art. 1123 del Codice Civile;

  • salvo diversa convenzione stabilita dai condòmini.

In caso di utilizzo parziale dell’intercapedine, le spese devono essere sostenute solo da coloro che ne traggono vantaggio, secondo criteri equitativi riconosciuti dalla giurisprudenza.

Conseguenze della modifica abusiva dell’intercapedine condominiale

Quando un condòmino trasforma arbitrariamente l’intercapedine condominiale in un magazzino privato ad uso esclusivo, si verificano gravi violazioni sia sotto il profilo giuridico che sotto quello strutturale.

Dal punto di vista giuridico:

  • si realizza un abuso nell’uso delle cose comuni ex art. 1102 codice civile;

  • si altera la destinazione funzionale dell’intercapedine;

  • si lede il diritto degli altri condomini a utilizzare il bene comune.

Dal punto di vista strutturale:

  • si impedisce la corretta ventilazione, favorendo la formazione di umidità e muffe;

  • si sovraccaricano le strutture con pesi non previsti, aumentando il rischio di cedimenti;

  • si accelera il degrado delle fondazioni e dei muri perimetrali.

La giurisprudenza ha stabilito (Cass. Civ., Sez. II, sentenze n. 14107/2005 e n. 3676/2008) che il condominio può:

  • ottenere la rimozione delle opere abusive;

  • richiedere il risarcimento dei danni;

  • pretendere il ripristino dello stato originario.

In presenza di danni strutturali o rischi per la sicurezza, il condòmino responsabile può incorrere in responsabilità extracontrattuale (art. 2043 c.c.) e, nei casi più gravi, anche in responsabilità penale.

Considerazioni conclusive

L’intercapedine condominiale svolge un ruolo fondamentale nella protezione dell’edificio. La sua corretta gestione richiede un’attenta osservanza delle normative vigenti e dei principi giurisprudenziali consolidati.

Per tutelare gli interessi collettivi e preservare il valore immobiliare, è fondamentale:

  • disciplinare esplicitamente l’uso delle intercapedini nei regolamenti condominiali;

  • vigilare sulla corretta destinazione di tali spazi;

  • assicurare una ripartizione equa delle spese di manutenzione.

Un uso improprio dell’intercapedine può compromettere non solo la struttura dell’edificio, ma anche i diritti dei condòmini, generando contenziosi e rischi patrimoniali.

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📚 Fonti normative e giurisprudenziali

  • Codice Civile, artt. 1102, 1117, 1123, 2043

  • Cassazione Civile, Sez. II, sentenza n. 14107/2005

  • Cassazione Civile, Sez. II, sentenza n. 3676/2008

VALIDA LA CONVOCAZIONE CONDOMINIALE SE L’AVVISO È RICEVUTO, ANCHE SENZA RITIRO

Validità della convocazione condominiale: l’avviso è efficace anche se non ritirato

L’ordinanza della Cassazione n. 36397/2022

Con l’ordinanza n. 36397 del 13 dicembre 2022, la Seconda Sezione Civile della Corte di Cassazione ha chiarito un punto controverso nella giurisprudenza condominiale: la validità della convocazione dell’assemblea in caso di avviso ricevuto ma non ritirato.

La vicenda ha avuto origine dall’impugnazione, da parte della condomina, di una delibera condominiale assunta il 22 settembre 2011 dal Condominio. Il Tribunale di Catania aveva inizialmente rigettato l’impugnazione per tardività. La Corte d’appello, pur riconoscendo la tempestività, aveva respinto nel merito tutti i motivi. Da qui il ricorso in Cassazione.


I principi giuridici espressi dalla Suprema Corte

1. Avviso di convocazione: il principio della presunzione di conoscenza

La Corte ha ritenuto infondato il motivo principale del ricorso: la presunta tardività della comunicazione. Richiamando l’art. 66 disp. att. c.c. e l’art. 1335 c.c., la Cassazione ha stabilito che l’avviso di convocazione, per essere valido, non deve essere necessariamente ritirato, ma è sufficiente che venga recapitato presso l’indirizzo del destinatario.

La presunzione legale di conoscenza dell’atto decorre dal momento in cui l’avviso è reso conoscibile, non quando è effettivamente appreso.

Nel caso in esame, l’avviso di giacenza della raccomandata inviata dall’amministratore era stato immesso nella cassetta postale il 9 settembre 2011, pertanto ritenuto tempestivo ai fini della validità della delibera.

2. Inammissibilità dei motivi ulteriori per difetto d’interesse

La Corte ha dichiarato inammissibili gli ulteriori due motivi di ricorso, per difetto di interesse attuale e concreto. L’interesse alla decisione giuridicamente corretta non può costituire da solo motivo sufficiente di impugnazione, se privo di impatto concreto sull’esito della causa.


Le conseguenze processuali

La Suprema Corte ha quindi rigettato il ricorso, confermando quanto già stabilito in appello, e ha disposto, ai sensi dell’art. 13, comma 1-quater del D.P.R. n. 115/2002, il versamento, da parte della ricorrente, di un ulteriore contributo unificato.


Riflessioni conclusive e raccomandazioni operative

La pronuncia si colloca in un filone giurisprudenziale consolidato, volto a garantire certezza e celerità nei rapporti condominiali. Il principio della presunzione di conoscibilità dell’atto, fondato sull’art. 1335 c.c., tutela la regolarità delle comunicazioni condominiali, responsabilizzando il destinatario che non può trincerarsi dietro il mancato ritiro dell’avviso.

Per gli amministratori condominiali: è consigliabile documentare l’avvenuto recapito degli avvisi, anche tramite servizi postali tracciati.

Per i condomini: è fondamentale monitorare costantemente la propria cassetta postale e ritirare le comunicazioni in giacenza, per non incorrere in decadenze.

scarica la sentenza Cassazione Civile Sez II numero 36397_2022

Chi paga le spese legali per la messa in mora nel condominio?

Le spese per la lettera dell’avvocato vanno addebitate al solo moroso o a tutti i condomini? Una recente sentenza del Tribunale di Pavia chiarisce il dubbio.

Lettera di messa in mora in condominio: il fatto

Nel 2024, una condomina riceve una lettera di messa in mora per presunti mancati pagamenti. La diffida è inviata da un avvocato incaricato dall’amministratore di condominio. Tuttavia, la condomina risulta in regola con tutti i versamenti.

Nonostante ciò, in sede di approvazione del bilancio condominiale, l’amministratore imputa l’intero costo della spesa legale (relativa alla lettera) alla sola condomina destinataria.

Questa, ritenendo ingiusto l’addebito, impugna la delibera assembleare ex art. 1137 c.c. davanti al Tribunale.

La sentenza del Tribunale di Pavia (n. 178/2025)

Con la sentenza n. 178 del 10 febbraio 2025, il Tribunale di Pavia dà ragione alla condomina, stabilendo un principio importante per la gestione delle spese condominiali:

Le spese legali per l’invio di una diffida o messa in mora sono spese condominiali comuni.

Perché sono spese comuni?

Il Giudice ha chiarito che:

  • l’attività svolta dal legale è nell’interesse dell’intero condominio, poiché mira al recupero delle somme;

  • non essendoci una sentenza che dichiari moroso il condomino, non è possibile addossargli direttamente i costi;

  • l’assemblea non può deliberare un addebito individuale senza basi giuridiche.

Di conseguenza, tali spese devono essere ripartite tra tutti i condomini secondo i millesimi di proprietà.

La giurisprudenza della Cassazione è chiara

La decisione del Tribunale di Pavia è coerente con vari precedenti della Corte di Cassazione, in particolare:

  • Sentenza n. 24696/2008 – la delibera che addebita spese legali senza sentenza è nulla;

  • Sentenza n. 751/2016 – le spese vanno suddivise tra tutti i condomini, salvo accordo diverso.

Quando si può addebitare la spesa al solo condomino?

L’addebito individuale è legittimo solo se:

  • esiste un regolamento condominiale contrattuale che lo prevede;

  • il condomino è stato condannato con sentenza a sostenere le spese legali.

In assenza di questi requisiti, ogni spesa per attività legale extragiudiziale deve essere considerata spesa comune.

Conclusioni per amministratori e condomini

Questa sentenza rappresenta un importante chiarimento in materia di spese legali in condominio. In particolare:

  • Le spese per lettere di messa in mora non possono essere addebitate al solo destinatario se non vi è una sentenza di condanna.

  • Gli amministratori devono agire con cautela prima di attribuire costi legali a singoli condomini.

  • I condomini hanno diritto a contestare le delibere assembleari che violano i criteri legali di ripartizione delle spese.

 

Mancato accesso ai documenti condominiali: la delibera è nulla o annullabile?

Il diritto di accesso ai documenti condominiali: una garanzia essenziale per la trasparenza

Nel contesto della gestione condominiale, il diritto di ciascun condomino ad accedere ai documenti contabili e amministrativi rappresenta un principio fondamentale sancito dal Codice Civile e dalla giurisprudenza di legittimità. Tale diritto ha una funzione strumentale alla partecipazione informata all’assemblea e, pertanto, deve essere garantito in modo concreto e agevole dall’amministratore.

L’art. 1130 c.c., infatti, attribuisce all’amministratore il dovere di conservare i registri contabili e metterli a disposizione dei condomini. Ne consegue che qualsiasi condotta ostruzionistica o negligente può compromettere la validità delle decisioni assembleari.


Le modalità corrette di accesso: obblighi dell’amministratore

L’amministratore ha l’obbligo di facilitare l’accesso ai documenti condominiali, mediante:

  • comunicazione preventiva delle modalità di consultazione;
  • messa a disposizione dei documenti contabili in formato cartaceo o digitale;
  • disponibilità a fissare appuntamenti compatibili con le esigenze dei condomini.

La mancata previsione o comunicazione delle modalità di accesso rappresenta una grave omissione, che può influire negativamente sulla legittimità della delibera assembleare, in particolare se questa riguarda l’approvazione del rendiconto condominiale o la ripartizione delle spese.


Il caso concreto: la pronuncia del Tribunale di Latina

In una recente sentenza, il Tribunale di Latina ha annullato una delibera condominiale proprio a causa dell’ostruzione posta dall’amministratore all’accesso documentale. Nel caso specifico:

  • l’amministratore non aveva indicato le modalità per consultare i documenti nell’avviso di convocazione;
  • la visione era stata limitata a due soli giorni a settimana, previo appuntamento;
  • il condomino, pur avendo richiesto l’accesso, non aveva ricevuto risposta e non aveva potuto visionare i documenti prima dell’assemblea.

Secondo il Tribunale, tale condotta ha leso il diritto di partecipazione del condomino, compromettendo la validità dell’intero procedimento decisionale. La delibera è stata pertanto annullata per violazione delle norme procedurali.


L’orientamento della Corte di Cassazione: sentenza n. 15996/2020

Anche la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15996 del 2020, ha ribadito un principio di grande rilevanza per la vita condominiale:

“L’amministratore ha l’obbligo di consentire l’accesso ai documenti contabili in qualsiasi momento, e l’onere della prova dell’avvenuta messa a disposizione ricade su di lui.”

La Suprema Corte ha sottolineato che l’omessa visione dei documenti giustificativi delle spese comporta una violazione del diritto individuale del condomino e può determinare la nullità o annullabilità della delibera, a seconda della gravità della violazione.


Nullità o annullabilità della delibera: differenze sostanziali

È opportuno distinguere tra nullità e annullabilità della delibera:

  • La nullità si configura nei casi più gravi, come la totale esclusione del diritto di partecipazione, ed è rilevabile in ogni tempo.
  • L’annullabilità, invece, riguarda vizi procedurali meno gravi e deve essere impugnata entro 30 giorni dalla delibera.

Nel caso esaminato dal Tribunale di Latina, la violazione è stata ritenuta sufficiente a determinare l’annullabilità della delibera, essendo stato impedito un accesso effettivo alla documentazione.


Implicazioni pratiche per amministratori e condomini

Per evitare impugnazioni e contenziosi, è fondamentale che l’amministratore:

  • garantisca l’accesso completo e tempestivo alla documentazione;
  • conservi le prove documentali delle comunicazioni effettuate;
  • adotti modalità trasparenti e non discriminatorie nell’organizzazione delle consultazioni.

I condomini, dal canto loro, dovrebbero sempre:

  • formalizzare le richieste d’accesso tramite PEC o raccomandata A/R;
  • documentare l’eventuale mancata risposta o ostacolo all’accesso;
  • agire entro i termini di legge per l’impugnazione della delibera, ove ne ricorrano i presupposti.

Conclusioni

Il diritto di accesso ai documenti condominiali rappresenta una garanzia sostanziale di democrazia interna nella gestione del condominio. La sua violazione comporta conseguenze gravi, fino all’invalidità delle delibere assembleari. È quindi essenziale che gli amministratori rispettino scrupolosamente i doveri informativi, e che i condomini conoscano e facciano valere i propri diritti.


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Anticipazioni dell’Amministratore Condominiale: Prove e Requisiti per il Riconoscimento del Credito

La recente sentenza della Cassazione n. 4179/2023 ha suscitato notevole interesse nell’ambito della giurisprudenza condominiale, offrendo importanti chiarimenti in tema di riconoscimento all’amministratore di condominio delle somme anticipate all’ente di gestione nel corso dell’espletamento del suo mandato conferito dall’assemblea. In questo articolo, esamineremo i punti salienti della decisione, analizzando le implicazioni pratiche e le raccomandazioni per una gestione condominiale trasparente ed efficace.

Contesto e Inquadramento della Sentenza

La sentenza in esame affronta problematiche inerenti alle anticipazioni effettuate dall’amministratore per conto del condominio e il successivo riconoscimento del credito. La questione centrale riguarda la necessità di una documentazione scrupolosa e di una specifica ratifica assembleare per qualificare le spese anticipate. Tra gli aspetti chiave evidenziati, vi è:

  • La rilevanza della delibera assembleare: Il riconoscimento del credito dell’amministratore dipende strettamente dalla regolarità e dalla completezza del rendiconto presentato, approvato dall’assemblea condominiale.
  • L’importanza della prova documentale: La decisione sottolinea come l’assenza di adeguati elementi probatori, quali documenti bancari e altri strumenti attestanti l’effettiva corresponsione delle somme anticipate, possa compromettere il riconoscimento del credito.

Analisi dei Principali Elementi della Decisione

1. Il Ruolo della Delibera Assembleare

La Cassazione ribadisce che l’approvazione del rendiconto condominiale, sia in forma consuntiva che preventiva, è un presupposto indispensabile per la regolarizzazione delle anticipazioni effettuate dall’amministratore. In assenza di tale approvazione, il credito vantato risulta privo di una base giuridica solida e, pertanto, non esigibile. Questo aspetto, secondo la pronuncia, richiede agli amministratori di:

  • Convocare tempestivamente l’assemblea per deliberare sulle spese sostenute.
  • Garantire che la documentazione contabile sia completa e correttamente archiviata.

2. L’Obbligo di Documentazione

Un ulteriore aspetto evidenziato riguarda la necessità di fornire prove documentali inconfutabili degli esborsi sostenuti. La sentenza chiarisce che:

  • L’utilizzo di strumenti documentali affidabili, come bonifici bancari e assegni, è fondamentale per dimostrare la legittimità delle anticipazioni.
  • La mancanza di tali prove può determinare l’invalidità del riconoscimento del credito, con possibili ripercussioni economiche e legali per l’amministratore.

3. Implicazioni Giuridiche e Gestionali

L’orientamento espresso dalla Cassazione si configura come un monito per la prassi amministrativa:

  • Trasparenza e precisione: È essenziale che ogni operazione finanziaria sia gestita con la massima trasparenza, evitando comportamenti che possano mettere in discussione la corretta gestione del patrimonio condominiale.
  • Prevenzione delle controversie: L’adozione di procedure rigorose e la corretta documentazione possono prevenire future controversie legali, rafforzando la fiducia dei condomini nei confronti dell’amministratore.

Implicazioni Pratiche per gli Amministratori Immobiliari

Alla luce della sentenza n. 4179/2023, l’Associazione Nazionale Amministratori Immobiliari raccomanda ai propri iscritti di adottare alcune buone pratiche:

  • Rafforzare la documentazione interna: Ogni operazione finanziaria deve essere supportata da una documentazione dettagliata e verificabile, al fine di garantire la trasparenza della gestione condominiale.
  • Convocare regolarmente l’assemblea: Una comunicazione tempestiva e chiara con i condomini è fondamentale per l’approvazione dei rendiconti e per la ratifica delle spese anticipate.
  • Aggiornamento costante sulla giurisprudenza: Gli amministratori devono rimanere informati sulle evoluzioni normative e giurisprudenziali, partecipando a corsi di formazione e aggiornamento professionale.

Conclusioni

La sentenza della Cassazione n. 4179/2023 sottolinea l’importanza di una gestione condominiale trasparente e documentata, evidenziando come il riconoscimento del credito per le anticipazioni dell’amministratore sia strettamente legato alla regolarità formale delle operazioni contabili e all’approvazione assembleare. L’adozione di procedure rigorose non solo tutela gli interessi degli amministratori, ma rafforza anche la fiducia dei condomini, contribuendo a una gestione più serena e responsabile del patrimonio comune.

L’Associazione Nazionale Amministratori Immobiliari invita tutti i professionisti del settore a considerare queste indicazioni come un prezioso strumento per il miglioramento della prassi amministrativa e per la prevenzione di future controversie.

scarica la sentenza: cassazione sentenza n 4179 anno 2023

Corte di Cassazione – Civile Ord. Sez. 2 Num. 4179 Anno 2023
Presidente: MANNA FELICE
Relatore: SCARPA ANTONIO
Data pubblicazione: 10/02/2023

Il valore probatorio della perizia giurata: uno strumento tecnico a supporto dell’amministratore immobiliare

Cosa si intende per perizia giurata?

Nel contesto della gestione immobiliare e condominiale, può capitare che l’amministratore debba avvalersi dell’opinione tecnica di un professionista – ad esempio un ingegnere strutturista, un architetto o un termotecnico – per valutare lo stato di conservazione dell’edificio, stimare i danni derivanti da infiltrazioni o verificare la conformità degli impianti. In questi casi, si ricorre spesso a una perizia giurata, ovvero una relazione tecnica redatta da un esperto qualificato, che assume valore formale in quanto resa sotto giuramento dinanzi a un pubblico ufficiale (notaio o cancelliere del tribunale).

Questa procedura attribuisce maggiore autorevolezza al documento, ma non lo trasforma automaticamente in una prova legale vincolante.


Il ruolo della perizia giurata nei procedimenti civili

Nell’ambito di una controversia giudiziaria – per esempio tra il condominio e un fornitore, oppure con un singolo condomino per danni a proprietà private – la perizia giurata può essere prodotta in giudizio come documento di parte. Pur non avendo lo stesso valore della consulenza tecnica d’ufficio (CTU) nominata dal giudice, rappresenta comunque un mezzo di prova atipico che il magistrato può valutare liberamente.

Il suo valore probatorio, quindi, dipende da vari fattori:

  • la qualificazione del perito;
  • la coerenza e completezza della relazione tecnica;
  • l’eventuale assenza di contestazioni da parte della controparte;
  • la congruenza con altri elementi documentali o testimonianze presenti nel fascicolo.

Vantaggi pratici della perizia giurata per l’amministratore di condominio

Per un amministratore condominiale, la perizia giurata si rivela uno strumento estremamente utile in diverse circostanze, tra cui:

  • accertamento tecnico preventivo per danni da infiltrazioni o vizi costruttivi;
  • stima delle spese per opere straordinarie o ristrutturazioni;
  • verifica tecnica prima di deliberare lavori rilevanti in assemblea;
  • documentazione di supporto in caso di controversie con appaltatori, condomini o enti pubblici.

Essendo un atto sottoscritto con giuramento, offre maggiore credibilità rispetto a una semplice relazione tecnica, facilitando la gestione delle controversie sia in fase stragiudiziale sia nell’eventualità di un procedimento giudiziario.


Limiti e considerazioni giuridiche

È importante sottolineare che la perizia giurata non è assimilabile a una prova legale: non ha lo stesso peso di una sentenza, di una confessione o di un documento pubblico redatto da un’autorità. Il giudice non è obbligato a recepire le conclusioni del perito e può anche decidere di disporre una CTU indipendente.

Inoltre, la perizia giurata può essere contestata dalla controparte, che potrebbe produrre un’altra perizia di segno opposto. In tali casi, la valutazione del giudice terrà conto della logica argomentativa, della completezza tecnica e dell’autorevolezza del professionista che ha redatto il documento.


Conclusioni: un supporto qualificato, ma non decisivo

In sintesi, la perizia giurata rappresenta un valido ausilio tecnico per l’amministratore immobiliare, sia nella gestione ordinaria sia in ambito contenzioso. Pur non costituendo una prova vincolante, può influenzare in modo significativo l’esito di un giudizio, specialmente quando è redatta da un esperto riconosciuto e quando non trova contestazioni credibili.

L’Associazione Nazionale Amministratore Immobili raccomanda ai propri associati di affidarsi sempre a professionisti iscritti agli albi, con comprovata esperienza nel settore immobiliare, e di considerare la perizia giurata come parte integrante della documentazione di tutela preventiva, soprattutto in situazioni a rischio di contenzioso.

scarica la sentenza: Cassazione-civile-ordinanza-5667-2025

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